LIVERMORE Trial:
il Protocollo di studio Livermore si rivolge ai pazienti affetti da metastasi epatiche da adenocarcinoma del colon, non resecabili ma in risposta durante chemioterapia, che possono essere candidati a trapianto di fegato da donatore vivente. Si tratta di un protocollo prospettico originale elaborato dalla Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena, approvato dal Comitato Etico AVEN, e registrato su ClinicalTrials.gov.
Attualmente, presso la Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena il prelievo di fegato da donatore vivente viene eseguito con tecnica mini-invasiva robotica, riducendo l’impatto dell’intervento a carico del donatore.
COLT Trial:
Il Protocollo COLT è rivolto ai pazienti affetti da metastasi epatiche da adenocarcinoma del colon, non resecabili ma in risposta durante chemioterapia, che possono essere candidati a trapianto di fegato. È un protocollo multicentrico italiano, promosso dall’Istituto Nazionale Tumori di Milano, che prevede un periodo di arruolamento al termine del quale i risultati del gruppo dei pazienti trapiantati saranno confrontati con quelli della coorte di controllo dello studio TRIPLETE trial (Chemioterapia mFOLFOX-Panitumumab).
Trombosi Portale e Trapianto di Fegato
Il Prof Di Benedetto ha ricevuto l’incarico dalla Società Italiana dei Trapianti d’Organo di condurre una survey nazionale sulla gestione della trombosi portale in corso di trapianto di fegato. Da qui nasce lo studio multicentrico nazionale retrospettivo guidato dalla Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena, che ha raccolto oltre settecento casi di pazienti affetti da trombosi portale e sottoposti a trapianto di fegato. Lo studio, attualmente in revisione per pubblicazione, definisce i criteri di selezione del paziente e matching donatore-ricevente per ridurre i rischi di complicanze e mortalità.
Approccio robotico all’epatocarcinoma:
La Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena offre attualmente ai propri pazienti la maggiore esperienza a livello europeo di trattamento dell’epatocarcinoma con tecnologia robotica. Come dimostrato da un recente studio multicentrico internazionale, guidato proprio dall’equipe di Modena, la chirurgia robotica offre numerosi vantaggi rispetto al tradizionale approccio a cielo aperto, riducendo l’impatto dell’intervento in termini di complicanze peri- e post-operatorie. Ciò consente ad un maggiore numero di pazienti di accedere a un trattamento curativo quale la resezione epatica, anche in presenza di una moderata disfunzione epatica.
In questo ambito si inserisce anche il filone di ricerca sul ruolo della resezione robotica dell’epatocarcinoma come bridge al trapianto di fegato, su cui è già stata pubblicata un’esperienza preliminare da parte della Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena. Tale progetto è stato sostenuto con un grant della Regione Emilia-Romagna a partire dall’anno 2016 che ha promosso lo sviluppo di questa nuova tecnologia nel campo della trapiantologia.
Resezione epatica per metastasi da adenocarcinoma del pancreas:
il Prof Di Benedetto è referente del “Pancreas Study Group” nel contesto del Research Board della International Society of Liver Surgeons. Sotto l’egida di tale società scientifica la Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena ha promosso uno studio internazionale multicentrico retrospettivo per lo studio dei risultati della resezione sincrona epatica e pancreatica in pazienti affetti da adenocarcinoma del pancreas paucimetastatico.
Chirurgia del fegato in due tempi e metabolomica:
Un numero considerevole di pazienti affetti da tumori primitivi e secondari del fegato si presentano con quadri clinici cosiddetti non operabili. La non idoneità alla resezione può dipendere dalla diffusione della malattia o dall’insufficiente volume epatico residuo. In quest’ultimo caso è possibile adottare strategie volte a incrementare il volume e la funzione del fegato residuo, tra cui quelle principalmente usate sono l’embolizzazione portale, la deprivazione venosa epatica e l’ALPPS. In particolare, presso la Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato dell’AOU di Modena è presente la maggiore casistica di ALPPS con approccio mini-invasivo robotico, che punta a sviluppare nuove strategie operatorie per minimizzare le complicanze peri-operatorie e offrire a ciascun paziente il trattamento più sicuro. Inoltre, associando lo studio del profilo metabolomico e proteomico di ciascun paziente, si cerca di identificare fattori predittivi, peculiari per ciascun individuo, della capacità rigenerativa del fegato.
Sviluppo della navigazione chirurgica nei sistemi robotici:
La Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena ha ottenuto dei finanziamenti ministeriali nell’ambito del PNRR per lo sviluppo di sistemi di navigazione chirurgica nelle piattaforme robotiche. Questo studio punta a migliorare la sicurezza della chirurgia unendo realtà aumentata ed intelligenza artificiale, in collaborazione con la Facoltà di Ingegneria di Unimore.
Micro RNA, non-coding RNA e vescicole extracellulari:
Alcuni studi hanno mostrato come l’analisi di prodotti cellulari di scarto, quali gli RNA non codificanti e i microRNA, contenuti nelle vescicole extracellulari, possano consentire una diagnosi precoce di alcune neoplasie e una pianificazione terapeutica personalizzata (“precision medicine”). I ricercatori della Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena stanno studiando il ruolo di queste molecole nell’adenocarcinoma del pancreas e nell’epatocarcinoma, all’interno di progetti di ricerca che vedono il coinvolgimento di altri centri nazionali ed internazionali.
Epatocarcinoma e machine perfusion:
L’avvento delle macchine da perfusione ha radicalmente cambiato la storia recente del trapianto di fegato. Alla base dei grandi vantaggi offerti da questa tecnologia vi è la riduzione del danno da ischemia-riperfusione. Alcune evidenze scientifiche suggeriscono che, mediante la riduzione di questo meccanismo, sia possibile modulare il rischio di recidiva di epatocarcinoma dopo il trapianto. Presso la Chirurgia Oncologica Epatobiliopancreatica e Trapianti di fegato dell’AOU di Modena è in corso la stesura di un protocollo di ricerca che chiarisca questa correlazione.